Truffe vol. 2 è pubblicato da Polosud

lo potete ordinare direttamente al loro sito (e sparagnate...) oppure ai negozi (distribuzione IRD, Materiali Sonori o Discoteca Meridionale). Ve lo dovrebbero dare intorno ai 15 euro, nu ve fate 'mbruglià...

...in copertina un inedito ritratto del nostro beneamato prs. del cons. ad opera del grande Giovanni Policastro...

Daniele Sepe, Truffe & other sturiellett’ vol. 2 (PoloSud)
Colonne sonore d’ogni genere, un quartetto per fiati, canzoni del trecento,
folgoranti pezzettini per pianoforte solo, Verdi alla Piero Piccioni, Nino
Rota per ensemble di mandolini e molto altro. Un musicista normale ci
camperebbe dieci anni. Daniele Sepe si può permettere di lasciar cadere i
suoi gioielli tutti insieme in questo incredibile cd, con la nonchalance di
chi intanto sta già architettando un nuovo scherzetto.

da "Internazionale" - Alberto Notarbartolo

E che ce sta dentro?

Musik aus “Il Caricatore”
1. Il caricatore
2. Louise
3. Il caricatore (l’avvocato)
4. Fare un film è una tragedia
5. Il caricatore (la lotta impari)
6. Il caricatore (L’ascesa)
7. Santa Cecilia luntana
8. La partita
9. Il caricatore
Zwei alte kanteren
10. Summer is icumen
11. Bulla fulminante
Musik aus “La vita è una sola”
12. La forza del destino (G.Verdi)
13. La vita è una sola
14. Fotte chi può in primavera
15. Massimo
16. Fabio
17. Fotte chi può in estate
18. Tre registi per fare un film?
19. Il valzer del Cocciolone
20. ‘A jatta (I.Della Mea-G.Esposito)
Musik aus “Pianificazione di un mese”
21. Kleine truffen nr.10
22. Kleine truffen nr.23
23. Kleine truffen nr.14
Aus bläser quartett nr.6
24. Allegro scherzando
25. Che fine ha fatto Beppe Pupilla?
Aus “El retrete de Amnesia”
26. Smiling Gianni at Superfly
Musik aus “Il resto di niente”
27. Fandango (W.A.Mozart-orch.Sepe)
28. Guardando nella testa di Carolina
29. Sonata nr.9 (D.Cimarosa-orch.Sepe)
30. Marcia dei sanfedisti (la sagra dei bidoni)
31. Eleonora
32. Sonata nr.14 (D.Cimarosa-orch.Sepe)
Aus “Lettere dall’America”
33. Lettere dall’America
34. Amarcord (N.Rota)

E chi ci suona?

Ensemble barocco:


Flauto traversiere
Rossana De Rogatis
Oboe barocco, flauto diritto
Martino Noferi
Violino barocco
Nunzia Sorrentino
Viola barocca
Rosario Di Meglio
Antonella Bologna

Chitarra barocca
Marcello Vitale
Viola da gamba
Rosita Ippolito
Violoncello barocco
Leonardo Massa
Wally Pituello

Contrabbasso
Dario Franco
Clavicembalo
Raffaele Vrenna


4mandolinaples:
Mandolini
Nunzio Reina
Agostino Oliviero

Mandola
Salvatore Esposito
Mandoloncello
Gennaro Petrone

Costo Zero Vesuvian Orchestra:

Flauto
Roberto Natullo
Oboe
Octavian Cristea–Nechita
Clarinetto
Luciano Russo
Lello Settembre

Fagotto
Antonello Capone
Tromba, tromba piccola
Mauro Marigliano
Marco Sannino

Trombone e flicorno tenore
Roberto Schiano
Violino
Gennaro Cappabianca
Michele Signore
Rossella Bertucci
Nunzia Sorrentino
Armando Pritfuli
Aldo Zappulla
Roberto Sannino
Massimiliano Orsini
Egidio Matronimico
Salvatore Morisco
Agostino Oliviero
Antonio Salerno

Viola
Roberta Zangirolami
Laura Christea-Nechita
Vezio Iorio
Fulvio Milone
Salvatore Rea

Costo Zero Vesuvian Orchestra:

Violoncello
Aurelio Bertucci
Federico Odling
Drummond Petrie
Giorgio Mellone
Vladimir Cokaqui
Raffaele Sorrentino

Contrabbasso
Dario Franco
Gianni Stocco
Maurizio Chiantone

Percussioni orchestrali, marimba, vibrafono, glocken, celesta
Enrico Del Gaudio
Lello Di Fenza
Marco Pezzenati
Pasquale Bardaro

Percussioni latine
Peppe Sannino
Chitarra elettrica, chitarra acustica
Franco Giacoia
Chitarra portoghese
Gino Evangelista
Hammond C3 organ
Ernesto Vitolo
Pianoforte preparato
Piero De Asmundis

Costo Zero Vesuvian Orchestra:

Pianoforte
Armanda Desidery
Piero De Asmundis
Lello Petrarca
Tommy De Paola

Fisarmonica
Piero De Asmundis
Clavinet Honher
Armanda Desidery
Rhodes piano, Phrophet, tastiere
Piero De Asmundis
Tommy De Paola

Batteria
Salvatore Tranchini
Enrico Del Gaudio
Mariano Barba
Ivo Parlati

Basso Elettrico
Roberto Giangrande
Dario Franco

Contrabasso
Aldo Vigorito

...e vi sembrano pochi?

Daniele Sepe ha suonato:
Sax soprano e tenore, flauto barocco, ney, tin whistle, tastiere, dulcimer, cornetta, genis, piano preparato

 

In questo cd troverete cose registrate e composte nell’arco di un bel po’ di tempo. Dalle registrazioni analogiche de “Il Caricatore” e “La vita è una sola” alle registrazioni digitali de “Il resto di niente”. A parte le considerazioni sul progresso o regresso compositivo, riascoltare i masters mi ha dato modo di rimpiangere l’era del nastro e del missaggio analogico. Sentire per credere...
Due parole sul materiale che vi propongo:
“Il caricatore” era un bel film girato in bianco e nero da tre registi, Nunziata - Gaudioso - Cappuccio, le cui musiche furono registrate ed eseguite in diretta contemporaneamante alla proiezione delle immagini. Una cosa un po’ all’antica che però garantisce una partecipazione dei musicisti alle emozioni del girato. Tutto questo si paga con delle esecuzioni spesso un po “arrunzate” e “sporche”. Cose alle quali però uno s’affeziona...
De “Il caricatore” vi fu un seguito dal titolo “La vita è una sola”. I tre registi (e non vi sto a raccontare che delirio è lavorare con tre registi contemporaneamente, il più delle volte in rotta di collisione tra di loro...) mi chiesero di registrare una parte dell‘ouverture de “La forza del destino” di Giuseppe Verdi e, studiando la partitura, decisi di usare per l’intera colonna sonora parti e spezzoni, piccoli frammenti ritmici dell’opera verdiana. Ne è uscita fuori una specie di variazioni sul tema, con versioni dub o alla Santo & Jhonny, per non parlare del finale alla Albertone. Per inciso, tutta l’opera fa continuo uso dell’incipit tipico dello “sturm und drang” di germanica memoria, ovvero tre note corte seguita da una lunga. Il celeberrimo ta-ta-ta-taaaaa della quinta di Beethoven ad esempio, o tanti temi sinfonici di babbo Haydn. Ai tre eroici registi la versione di chiusura de “La vita è una sola”, personale omaggio ad Albertone e Piero Piccioni, non piacque tanto, essendo che si cominciarono a prendere un po troppo sul serio, e nel film non fu inserita. Io ve la piazzo comunque nel cd e la intitolo “Tre registi per fare un film?” per puro spirito di vendetta, eh eh.
“Il resto di niente” è un libro di Enzo Striano che Antonietta De Lillo ha trasportato in pellicola. Al momento in cui scrivo non si sa se il film sarà terminato oppure no. Uno dei tanti naufragi. La storia è ambientata nella Napoli della rivoluzione del ’99 ed è un ritratto di Eleonora Pimentel Fonseca. Ho usato molte musiche coeve tra cui ho scelto due brani tratti dalle sonate per clavicembalo di Cimarosa e un Fandango dalla scena del ballo de “Le nozze di Figaro” Mozartiane. Il fandango è una danza popolare spagnola che ebbe una enorme diffusione nel settecento. L’origine popolare dei temi è testimoniata dal fatto che lo stesso fandango de “Le nozze” lo ritrovate con pochissime varianti nel balletto “Don Juan” di Gluck, scitto una decina di anni prima. Ma Il più celebre fandango resta quello del quintetto per chitarra e archi nr. 5 di Boccherini, dal quale ho importato l’uso delle nacchere, non previsto in partitura originale. Un omaggio alle origini portoghesi della Pimentel è “Eleonora”, in cui si fa uso dello strumento principe della musica tradizionale portoghese. L’indicazione “piano preparato” non indica che abbiamo cambiato collettore e carburatore al Yamaha di Piero, ma solo che abbiamo ripreso la tecnica di Cage di infilare nelle corde del piano le cose più disparate: chiodi, monete, gomme da masticare, matite, preservativi usati, la linguaccia di un amico nostro...
Storia a parte gli altri brani, che ad esclusione di “Lettere dall’America” tratto da l’omonimo film di Gianfranco Pannone, non hanno niente a che vedere col cinema. O quasi... perché “Smiling Gianni at SuperFly” è un rimasuglio delle musiche che avevo scritto in prima stesura per “Amnesia” di Gabriele Salvatores, scartato dal regista insieme ad altri temi che potete trovare su “Anime candide”.
Il tema di questo brano è sviluppato sulle note SIb La Do Si, ovvero il nome Bach nella notazione tedesca. Insomma il tema dell’ “Arte della fuga”: dissacrante, nu’ ve pare? E per essere ancora più precisi, segue lo stesso criterio che usò il grande Rota per i suoi “Due valzer sul nome di Bach”, poi diventati parte de la colonna sonora de “Il Casanova”, che ne deformò il nome disperdendo su più ottave le fatidiche note.
L’ “Allegro scherzando” dal quartetto nr. 6 ha una storia strana. E’ stato scritto nel ’75, quando dunque avevo quindici anni, e a parte le considerazioni su un tipo che a quindici anni invece di starsene alla discoteca a “curriare” le ragazzine se ne sta a casa a scrivere ‘ste cose, fu scritto per un concorso di composizione per quartetto di flauti dolci. Scrivevo senza potere ascoltare cosa combinavo visto che a casa il pianoforte non c’era e mai ci sarebbe stato data la situazione finanziaria (papà il massimo che si potè permettere fu un flauto dolce di plastica, marca Rollins, però...). Poi quando ho comprato il primo computer m’è venuto lo sfizio di vedere se quello che scrivevo da giuvinetto aveva una coerenza. E a dire il vero non mi sembra proprio ‘na schifezza, non dico che poteva vincere, ma almeno ‘na letterina con scritto “caro giovine, apprezziamo il fatto che non siete andato a giocà a pallone per scrivere ‘sta cosa, continuate che qualcosa accocchiate” me la potevano mandare dalla Società Italiana del Flauto Dolce...
“Il valzer del Cocciolone” è stato composto per “l’amico e collega” Mimmo Maglionico, scapocchione che ha fatto il conservatorio con me, entrambi allievi del mitico Pasquale Esposito. La dedica è all‘eroico Cocciolone, antenato degli odierni italici guerrieri, e la successione programmatica del brano è “decollo, volo e tracollo”.
Le tre “kleine truffen” sono il seguito di quelle pubblicate nel vol. 1, ne sono 31 in totale e questo vi farà capire che vi sorbirete anche un vol. 3.
“’A jatta” è l’adattamento in napoletano di “El me gatt” dell’amico e compagno Ivan Della Mea. Una canzone scritta negli anni ’60 in milanese. L’arrangiamento è un omaggio al grande Gino Negri, dei cui dischi facevo abuso. Un brano dedicato ad un mio simpatico vicino di casa che di gatti me ne ha fatti fuori quattro.
“Che fine ha fatto Beppe Pupilla?” viene fuori da musichette che preparavo per un cartone animato, un “Pinocchio” disegnato da Mattotti e di cui poi non se ne è fatto niente. Un altro nufragio. Il testo è stato suggerito a Dario da suo figlio Filippo, che quando si farà più grande gli farà causa.
“Summer is icumen” e “Bulla fulminante” sono parte della mia fissazione nel rileggere il repertorio medievale, fin dagli anni di “Vite perdite”. Il primo è un canone inglese del ‘300, il secondo è un carmina Burana il cui testo è particolarmente forte. Approfitto per ringraziare Gordon Poole e Luigia Padalino per i loro consigli sulla corretta pronuncia dell’arcaico inglese.
“Amarcord” fa parte degli arrangiamenti scritti per i “Mandolinaples”, quartetto di mandolini formato da i componenti dei ”Popularia”, storico gruppazzo della zona industrale partenopea.